Irlanda no big

Dal titolo del post si potrebbe pensare che in Irlanda i lucci siano piccoli....Nulla di più falso.
Il titolo si riferisce al tipo di viaggio, ovvero io e un amico senza nemmeno la macchina a noleggio perchè al tempo troppo giovani, zaino in spalla, senza guide e senza una lunga esperienza di pesca al luccio in quelle acque.

Il primo 90 cm dopo le piene.

In Irlanda avevo lavorato per tre settimane all'apertura di un cottage nella parte centrale del paese, e imparate zone ed esche per il fiume, è arrivata anche la voglia di un soggiorno di sola pesca, con la P maiuscola, in stile 1700 inglese: pescare i lucci in fiume da riva (anche se gli inglesi i lucci li ammazzavano in quanto "mangiatori di trote").

Un luccetto di marzo.

Benchè il luccio sia un pesce che mi piace molto, pescarlo in lago non mi dà grandi emozioni, non è questione di essere snob, ma se lancio da una barca in acqua ferma preferisco altro.In fiume è tutto diverso, sul fiume ci sono nato e cresciuto, nutro un amore smisurato per la pesca in acqua corrente, qualunque siano le prede, e se poi sono una miriade di lucci dai 60 ai 90 cm divento pazzo.

Sempre in costume da bagno.

Per questo motivo l'Irlanda per me è un paradiso dietro casa, piena di fiumi pieni di lucci, tanto da arrivare a 48 mangiate in due in una sola giornata di pesca; cosa c'è di meglio di 20 lucci di fiume in un giorno???
Se però vi state illudendo che i lucci siano lì ad aspettare il primo bamboccio che lancia un martin da 20 gr (che comunque funziona sempre), vi state sbagliando.
Come in tutti i posti del mondo la pesca in fiume non perdona, se non sapete leggere la corrente o non muovete l'esca dandogli quel "che" o sbagliate esca in funzione dello spot, le batoste saranno solenni, tanto da fare un bel 10 a 1 per il pescatore più esperto.

Un luccio del primo soggiorno, e Federico ancora rasta.

Una solida base di pesca in corrente a dirla tutta non basta per fare grandi risultati, infatti ci sono aspetti dei lucci irlandesi molto diversi da quelli dei nostrani, e su tutti la maggiore aggressività.
L'errore più classico di un luccista italiano è quello di martellare con una miriade di lanci un tronco sommerso, mentre la pesca si deve svolgere in modo più dinamico, due lanci ben fatti e via, tanto i pesci sono aggressivi e se in caccia al primo lancio saremo già incannati.Altra chicca da sapere è che i lucci spesso si attivano tutti assieme in una certa zona, quidi spesso capiterà di fare 5-10 pesci in un'area ristretta per poi prendere qualche pesce sparuto fino al successivo momento di frenesia.

Un'opercolare da manuale.

Per quel che riguarda le attrezzature, una canna da spinning da 2 oz da 8 piedi è una scelta universale, considerando anche che pescando a piedi e camminando anche 15 km al giorno non possiamo portare più canne. Un buon trecciato da 50 lb con finale in fluorocarbon completano il semplice bagaglio. Per la pesca in fiume è consigliabile usare un mulinello da spinning grazie alla maggior velocità di recupero che permette di pompare velocemente il pesce e non concedere filo, ma senza mai tirare come bestie, pena slabbrare tutti i pesci che alle prime testate fuor d'acqua si slameranno puntualmente.

90 cm in una spanna d'acqua corrente.

Un discorso a parte va fatto per le esche:i minnow tipo husky jerk recuperati a stop and go sono sempre micidiali, gli spinnerbait nei colori nero rosso e bianco sono indispensabili, come una selezione di topwater se andremo in estate. Le esche più catturanti in assoluto però rimangono i jig multipli e i jig flash, che recuperati semplicemente dritti fanno spesso la differenza su tutte le altre esche.

Sconfinata torbiera irlandese.

I fiumi nei quali ho pescato e di cui sono sicuro sono il Suck e lo Shannon comprese le centinaia di affluenti che spesso prima di sfociare formano dei laghi perfetti da belly boat.
Ah ,dimenticavo, per spostarsi è sufficente avere più di 24 anni per noleggiare un'auto(davvero economica in Irlanda) per poi dormire in vari bed and breakfast a buon prezzo, a volte molto vicini ai fiumi, e la mattina cartina nello zaino per non perdersi al ritorno e via per 10 ore sul fiume ... Questa si che è Pesca

Un saluto da Nicola e NSF

From shore … pesca tropicale da terra #4

Dalla sabbia alla roccia, passando per le distese di coralli, in ogni ambiente è stato possibile fare delle belle catture, con livelli di difficoltà, sempre differenti e peculiari di ogni ambiente.


- La sabbia:
Le lunghe spiagge bianche sono forse l’ambiente più difficile da interpretare, sia per la mancanza di riferimenti, sia perché il pesce preferisce stare nelle strutture offerte dai coralli e dalle rocce. Non per questo, andare a fare dei tentativi dalla spiaggia è da considerarsi una perdita di tempo, anzi, spesso l’onda lunga dell’oceano Indiano crea dei frangenti che sollevano una gran quantità di sabbia corallina dal fondo, tentare di insidiare i predatori tra la sospensione e l’acqua pulita , spesso , si rivela un ottima idea, considerando anche, che si hanno buone chance di portare a termine combattimenti impegnativi, pur utilizzando le attrezzature più leggere, non incorrendo nelle problematiche presentate da un reef tagliente.

Radhanagar Beach (beach no. 7) Havelock Island.

- La scogliera:
Tra una spiaggia e l'altra si possono trovare tratti di scogliera che offrono ottime postazioni di lancio. Sicuramente un appoggio più solido di quello corallino, permette di osare con esche più pesanti e frizioni più chiuse. Forse per le nostre esperienze pregresse in ambienti rocciosi siamo stati vittime del fascino dell'ambiente corallino dedicando molto più tempo a quest'ultimo.

Se già tra gli scogli c'è abbondanza di pesce ... come resistere e non fare due lanci lì vicino?

- Le mangrovie:
Dove il mare si spinge tra le mangrovie è spesso possibile fare incontri entusiasmanti, purtroppo questi ambienti spesso sono molto difficili da raggiungere, e in alcuni casi, come abbiamo scoperto poi parlando con una guardia forestale locale, non sono proprio sicurissimi, poiché su alcune isole sono stati liberati dei coccodrilli d'acqua salata, che raggiungono e superano i 5/6 metri, con lo scopo di scoraggiare i ladri di legname e corallo, quindi è necessario informarsi bene.
Nonostante tutto questi spot, quelli liberi dai coccodrilli, possono essere approcciati come si farebbe in una foce nostrana, tenendo presente che la nostra preda principe sarà il Giant Trevally, quindi si dovrà usare un attrezzatura adeguata.

GT preso con atrezzatura leggera .

La Flat corallina e la Blue line:
La flat corallina, non è altro che una porzione di reef dove l’acqua è guadabile e si può procedendo con cautela , andare ad insidiare il pesce nel proprio ambiente.

Durante le transizioni di marea si riesce ad atraversare tutta la flat corallina ... fino al reef.

I punti migliori sono le transizioni e i canali che si diramano tra una formazione corallina e l’altra , ed è proprio in questo dedalo di canali che si possono insidiare sia i piccoli predatori come gli Snapper e gli Emperor o le sempre presenti Coral trout, sia cernie di più grandi dimensioni, i carangidi, o gli immancabili crocodile fish.

Anche i pesci piu piccoli sono una sfida e l'abbondanza di abboccate rende tutto molto divertente.

Spingendosi al confine della flat, sfruttando la bassa marea , è possibile giungere alla Blue line, ovvero li dove c’è il primo gradino del reef, dove il gioco si fa veramente duro.

Tramonto mozzafiato Havelock island reef.

In questo ambiente non ci sono limiti di stazza per i pesci che possiamo incontrare , essendo lo stesso ambiente che si va ad affrontare solitamente dalle imbarcazioni, con il vantaggio di essere nella posizione più vicina possibile a dove si svolge l’azione, senza la barca a filtrare le sensazioni che ci arriveranno in maniera molto diretta, portando la lotta col pesce al livello di un vero corpo a corpo , essendo questa volta, anche noi nell’acqua.

Concludendo, questa esperienza ci ha mostrato che la pesca da terra in un paradiso tropicale come le Andaman, rimane una delle sfide più interessanti e appaganti che ogni appassionato di spinning dovrebbe affrontare almeno una volta nella vita.


Federico Castignoli e Luca Tomarchio

From shore … pesca tropicale da terra #3

Pescare da terra significa essere pronti a fare molti chilometri camminando su terreni difficili, con l’acqua alla cinta e sotto un sole impietoso, per tutti questi motivi si rende necessaria una meticolosa preparazione dell’attrezzatura e l’uso di qualche accorgimento particolare.

Dedalo di canali e buche tra i coralli.

Per muoversi facilmente su terreni insidiosi come le flat coralline e le scogliere, lasciate perdere i sandali o peggio le ciabatte, nel nostro caso è stato fondamentale l’uso di calzature leggere, ma resistenti e protettive, come degli stivaletti bassi in neoprene e suola in gomma dura.

Calzature da battaglia ... ovvero stivali da vela a suola dura.

Considerato che spesso il sole era alto , abbiamo trovato comodo usare delle maglie in lycra, della tipologia che si usa solitamente per il surf e altri sport acquatici, in modo da proteggerci dal sole e avere maggior comfort nel trasporto dello zaino.
Per portare la nostra attrezzatura e le esche abbiamo usato degli zaini leggeri e corti, che potevano essere bagnati senza problemi, facendo entrare e uscire facilmente l’acqua, e delle sacche stagne, per salvaguardare la parte più delicata dell’attrezzatura, e avere all’occorrenza una riserva di galleggiamento, comoda in caso di necessità.
Siamo partiti usando canne di media potenza, per poi arrivare a soluzioni tipiche del popping più estremo, fino ad usare la cintura da combattimento.

GT preso pescando oltre il cavo dell'onda dal gradino del reef.

Come sempre indispensabili sono stati alcuni rumorosi larg mouth dai 150 ai 180 gr, in grado di alzare i pesci dalle formazioni coralline più profonde.
Gli stick bait, sempre di grammature superiori ai 100 gr hanno trovato utilizzo nei flat corallini più bassi, regalandoci spettacolari attacchi e numerose coral trout di piccola e media taglia.

Brown coral trout in flat corallina.

Presi in prestito dal blue water spinning i grossi minnow da tonni si sono rivelati ottimi vicino alla blue line e ovunque ci fosse una profondità importante.
Dopo alcune indispensabili operazioni di sostituzione delle ancorette e degli split rings , anche i minnow e walking the dog da spigola si sono rivelati efficaci nell'insidiare i predatori delle flats.

GT preso in una flat con uno slim jerk da spigola.

Per quanto riguarda la scelta dei fili, anche pescando “leggeri” all'interno delle flat coralline ovvero mirando a piccoli predatori come snapper e coral trout di piccola taglia, non siamo mai scesi sotto le 50lb.
Mentre alzando la posta in gioco con avversari più grossi e potenti come i GT siamo arrivati ad usare il 100lb.

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From shore … pesca tropicale da terra #2

Le nostre battute di pesca sono state influenzate in maniera determinante dalle maree, che susseguendosi durante la giornata, un ciclo ogni sei ore, rendevano praticabile e fruttuoso un ambiente rispetto ad un altro e viceversa, scoprendo di volta in volta ampie porzioni di flat corallina o di roccia e attivando la catena alimentare, che nei momenti successivi e immediatamente precedenti ai picchi, faceva entrare in attività i predatori.

Hi tide .... low tide.

Il ciclo di marea si sussegue e si sposta in avanti di circa un'ora ogni giorno, per entrare in sintonia con questo mutare del mare, abbiamo provato ad adattare le nostre abitudini giornaliere, momenti di riposo e pasti, in modo da farli coincidere con i momenti di minor attività dei pesci, questo se da un lato ci ha portato a pranzare e cenare alle ore più disparate, dall’altro ci ha permesso di trovare un feeling con l’ambiente e lo scorrere del tempo, tale da farci muovere in perfetta sincronia con la natura che ci circondava, ottenendo anche ottimi risultati in termine di catture.

Spesso un confronto con i locali si dimostrava determinante... ma non per la pesca.

La leggenda che pescare nei mari tropicali sia facile è da sfatare subito , un approccio approssimativo, oltre che essere pericoloso, e farsi male è facile come nei nostri mari, anzi forse più facile, non può che portare al cappotto, e visto il clima e l’investimento di tempo e denaro, la cosa diventa molto difficile da sopportare.

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From shore … pesca tropicale da terra #1

Un uomo una canna e poco altro, un ritorno alle origini, solo così si può definire questa nostra esperienza di più di un mese, vissuta alle isole Andamane in India.

Ci sono posti dove si vede molto di più di quello che è semplicemente visibile.

Le Andamane sono isole facenti parte, insieme alle Nicobare, dell'Unione Indiana e sono situate nella parte meridionale del Golfo del Bengala, sono ricoperte da una giungla di legni pregiati, con lunghe spiagge, mangrovie e paludi costiere, e in alcune aree, sono ancora popolate da tribù indigene con fama di cannibalismo, ormai ridotte a un pugno d’individui confinati in riserve. Nella maggior parte dei casi quando si parla di pesca tropicale, e in particolare di spinning, ci vengono alla mente le immagini di catture importanti fatte da una imbarcazione e troppo spesso si dimentica che anche senza l’ausilio di imbarcazioni si possono vivere grandi avventure.

Meditazione sotto la pioggia durante la pesca in una flat.

Come nella vita, anche nella disciplina della pesca, le cose che danno maggiori soddisfazioni comportano molta fatica ed il superamento di grandi difficoltà. La più grande differenza tra pesca da imbarcazione e pesca da terra sta soprattutto in questo, cioè nella determinazione necessaria per affrontare con successo la seconda, senza nulla togliere al fascino della prima opzione.

Tra tutti i possibili scooter che cierano sull'isola di Havelock noi eravamo quelli col più stiloso.

Un'altra sostanziale differenza è il ritmo col quale è possibile approcciare uno spot, la velocità degli spostamenti è molto influenzata da che ambiente avremo da affrontare, ma camminando, sicuramente non saremo soggetti al passo del nostro mezzo di trasporto, avendo quindi la possibilità di esplorare e godere fino in fondo l’ambiente che ci circonda… e spesso ci si trova in veri e propri angoli di paradiso.
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Andaman express - Jigging

Il VJ ricopre senza dubbio la maggior parte delle potenzialità non ancora scoperte di questo spot tropicale. Infatti tutti i charter perferiscono praticarlo sull'Invisible Bank, che conoscono molto bene, tralasciando però gli spot più vicini alle isole, e sottoponendo i loro clienti a quasi 4 ore di trasferimenti per ogni battuta di pesca.

Una fase di ricerca con l'ausilio di un piccolo gps e un ecoscandaglio economico.

Purtroppo i pescatori locali non avevano un idea chiara di cosa fosse il vertical jigging, e questo insieme alla mancanza di spot sicuri ci ha fatto stare in pesca molto poco, dovendo dedicare molto tempo alla ricerca degli spot. Nonostante tutte queste difficoltà, le potenzialità del posto sono venute alla luce, regalandoci sessioni veramente intense ed entusiasmanti.


Spesso vicino a strutture sommerse si trovavano branchi misti di White e Giant Trevally.

Trovati i riferimenti geografici giusti sulle carte e parlando, sia con le guide diving che con i pescatori locali, la pesca si è rivelata molto fruttuosa regalandoci moltissime doppiette e strike a ripetizione.


A dispetto della taglia questi carangidi sono tra i più combattivi e la violenza con cui attaccano il jig fa sempre pensare di aver incannato qualcosa di meglio.

Le prede più abbondanti sono stati senza dubbio i carangidi , mentre per i pelagici ci siamo dovuti accontentare di qualche sporadico bonito, comunque di taglia interessante.
Una cosa che ci ha sorpreso è stata la mancanza di pesci di fondo, come cernie e snapper, che nel sottoriva invece erano veramente abbondantissimi. Anche per quel che riguarda il vertical jigging l'azione di pesca era molto influenzata dalle maree, che nei momenti di massima rendevano le cose un po più statiche ... comunque non per molto.

GT preso all'inbrunire dopo il cambio della merea.

Cercare le strutture nei punti dove le correnti sono più intense e le variazioni di profondità sono più importanti, si è rivelato anche questa volta un metodo valido per individuare il pesce in attività, ma come spesso avviene anche in mediterraneo, bastava spostarsi di poche decine di metri per non essere più in pesca, anche in questi casi si è rivelato prezioso il contributo dei pescatori locali, veramente abili a tenere la posizione e limitare lo scarroccio.

Momento della pesa di un GT trattenuto per l'equipaggio.

Le sessioni di VJ ci hanno fatto vedere che anche in questo caso non è necessario fare molte miglia per potersi divertire, e che il posto è ancora tutto da scoprire, poichè i locali non hanno i mezzi per sfruttarlo, e i charter con clientela internazionale , non considerano vantaggioso mettersi ad esplorare le zone costiere, avendo già anni di esperienza fatti col trolling sui bank.
Parlando poi con alcuni pescatori inoltre abbiamo appreso che ci sono periodi in cui i pelagici, come i dogtooth gli yellowfin e i rostrati, accostano in grossi banchi formando mangianze incredibili.


Ultima doppietta di GT che ci ha fatto chiudere in bellezza le uscite a vertical jigging alle Andaman.

La nostra esperienza è stata molto positiva e ci ha definitivamente convinti che con i giusti mezzi e nei giusti periodi queste isole da sogno possono essere anche per il vertical jigging una meta fantastica, con tante catture di pesci combattivi e divertenti, senza dover fare viaggi particolarmente lunghi o spendere chissà quale capitale.

Saluti Luca e New school fishing crew

Andaman express - Popping

Le isole non sono completamente abitate quindi offrono ampi tratti di costa ancora integra e selvaggia, dove la giungla si tuffa letteralmente in mare nelle numerosissime baie e insenature.

Oltre alle isole maggiori vi sono molte piccole isole disabitate e circondate da acque ricchissime di vita.

Gli spot sono veramente immensi, vari e numerosi, e vanno dagli scogli affioranti a vere e proprie piane costellate da buche di sabbia e formazioni coralline che emergono fin quasi in superfice.
Diversamente da quello che è il classico approccio che si adotta quando ci si trova a costeggiare il reef esterno di un atollo, quì bisogna pescare a 360°, battendo l'area lanciando in tutte le direzioni.

Presi a popping gli emperor sono sorprendenti per il rapporto tra la taglia e la forza che esprimono.

Un importanza fondamentale nella scelta degli spot è ricoperta dai clicli di marea, che con escursioni di diversi metri, influenzano profondamente il comportamento dei pesci e i loro spostamenti.
Visto che si passa dal pescare in pochi centimetri d'acqua a profondità di circa 30 metri, anche le esche vanno cambiate spesso, se infatti tra le mangrovie e a ridosso delle onde che si frangono sul reef, sono efficacissimi gli stickbait walking the dog, su fondali più alti è necessario fare molto molto rumore.

Una parete atrezzata con una selezione di esche per tutti i gusti.

I pesci di queste acque si sono distinti per lo strano comportamento, sia in fase di attacco dell'esca sia nel combattimento, infatti i primi giorni siamo stati sorpresi anche da esemplari molto piccoli di tiger grouper, che spessissimo mancavano l'artificiale o trovavano il modo di infilarsi in qualche fenditura e di conseguenza a slamarsi, fortunatamente senza portarsi dietro il popper.
Altro pesce che ha creato un pò di problemi all'inizio è stata la brown coral trout, che attaccava mancando spessissimo l'artificiale, facendo esplodere l'acqua nei pressi dell'esca, ma senza sfiorarla, mentre in alcuni casi ne sono rimaste allamate addirittura due sulla stessa esca.

Brown coral trout double strike.

Dopo aver parlato con alcuni divers abbiamo saputo che il motivo dello strano comportamenteo dei pesci era anche dovuto alla temperatura dell'acqua, che da qualche settimana aveva subito un repentino innalzamento.
Abbiamo quindi deciso di cambiare approccio e soprattutto cercare, zone diverse, cercando di farci portare dai locali in spot più adatti ai carangidi, contrariamente a quelli da cernie che avevamo battuto all'inizio, infatti ci siamo accorti che loro preferivano cercare queste ultime rispetto ai GT.

Giant Trevally preso nel mezzo di una flat corallina.

Spiegare come volevamo pescare, subito ha creato un po di scetticismo verso i locals, ma dopo che sono usciti i primi esemplari, non volevano più smettere di fare, come dicevano loro "good pamping" se si trattava di popping e "good shaking" se si parlava di jigging.

Tramonto magico con cattura vicino alle mangrovie.


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Andaman express - Introduction

Le isole Andamane e Nicobare erano nei nostri sogni da molto tempo, ma guardando i prezzi proposti dalle agenzie specializzate in viaggi di pesca per fishing trip di pochi giorni, il sogno sembrava essere destinato a rimanere nel cassetto.
Pensandoci e ripensandoci, studiando le mappe e cercando informazioni da altri canali che non fossero quelli turistici, ci sembrava sempre più difficile credere che fosse così difficoltoso organizzare una spedizione di pesca alle Andaman ... detto fatto , dopo una serie, prima infausta e poi decisamente propizia, di eventi, siamo partiti.
Le Andaman non sono dietro l'angolo, ma il viaggio è afrontabile da chiunque e sicuramente vale la pena. Tra tutte le isole che compongono l'arcipelago, ci siamo stabiliti ad Havelock, che è quella che più si adatta ad una lunga permanenza, nel nostro caso più di un mese.

Vista mare che si apprezzava dalle guest-house che ci ospitavano.

Ovviamente tutti charter operano a partire da Port Blair che è la capitale delle Andaman, e non da Havelock .... poco male perchè i prezzi che propongono sono veramente alti. Questo ci ha spinto a cercare vie alternative e dopo avre conquistato la fiducia dei pescatori locali, con qualche cattura da terra, siamo riusciti a uscire con diversi equipaggi.


In questo viaggio abbiamo riscoperto anche il divertimanto delle pesche tradizionali.

Se i mezzi erano limitati nei confronti dei grandi charter, sicuramente non lo era l'esperienza dei pescatori che ci accompagnavano, e che più di una volta ci hanno dimostrato, oltre ad una grande abilità in pesca e navigazione, che non servivano molte ore di trasferimenti per fare catture interessanti.

Un GT preso dai nostri amici con canna da 4 metri, recuperata il giorno prima allo spaccio del porto, mulinellino indiano no brand e nylon 0.30 in bobina ..... la prima volta che pescavano con la canna e non col filo a mano .... combattimento gestito benissimo.

Un altro bell'esemplare preso in uno spot "segreto" dei nostri mate.

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Il PR Knot

Nelle moderne tecniche di pesca come il vertical jigging e il popping tropicale, ormai è assodato l'uso di materiali come li PE (trecciato) per la main line, e di un leader in monofilo, che può essere sia nylon, che fluorocarbon.

Foto azione di pesca

Il PE è un fascio di fibre di polietilene ad alta densità, che può chiamarsi, in base al suo processo produttivo , Spectra, Dyneema, Zilon, ecc. Il PE mostra la sua massima efficenza quando ad ogni fibra che lo compone è stato applicato lo stesso carico, la causa principale della diminuzione della forza del line sistem si trova qui, può infatti accadere, che solo la metà delle fibre che compongono il trecciato (PE), sia soggetta al carico, dimezzandone di fatto la resistenza.

Fasci di fibre ingrandite al microscopio

In olte ogni fibra del PE è composta da un polimero ad alta densità e grande durezza, di conseguenza se viene piegato oltre un certo punto diventa fragile, questo è il motivo per cui non può essere usato se non dopo essere stato assottigliato e combinato in trefoli, tuttavia la durezza e fragilità del materiale rimangono anche se le fibre vengono assottigliate moltissimo.
Accoppiare un PE, che ha una elasticità dal 2 al 3%, con un monofilo e far sì che il carico rimanga equamente distribuito su tutte le fibre che lo compongono, senza piegare le fibre stesse, con un nodo classico, è molto difficile.
Per superare tutte queste difficoltà, è stato sviluppato un particolare modo di legare il trecciato con il finale in nylon, il PR knot appunto.

PR knot chiuso

Ormai lo abbiamo testato in moltissime situazioni e si è sempre rivelato all'altezza e affidabile, la cosa fondamentale per evitare problemi con il PR knot, è capire su quali principi si basa.
Una delle cose a cui bisognerà fare più attenzione sarà la differenza di diametro tra treccia e finale, che per assicurare un buon esito della legatura, dovrà essere abbastanza importante, oltre a questo è di vitale importanza che il monofilo del finale sia di ottima qualità e costituito da una mescola piuttosto morbida, in modo da consentire al PE di "mordere" il nylon e non scivolare, noi ci siamo trovati molto bene con l'Asso Doppia Forza o con prodotti giapponesi .

Prototipo di knotter realizzato da Everol.




Errori tropicali

Se nella preparazione di un viaggio tropicale,la parte più complicata vi può sembrare la scelta dell'attrezzatura, vi state sbagliando. Un'attrezzatura di qualità, rappresenta sempre una condizione necessaria, ma ainoi non è mai sufficiente alla buona riuscita del viaggio.
In qualche anno di viaggi al tropico, abbiamo visto persone che pur disponendo di un ottimo armamentario, sono tornate a casa con la coda tra le gambe a causa degli errori più disparati, che partono dalla canna e finicono alla scelta dell'amo.


CANNE:
Prima di scegliere atrezzi destinati a mister olimpia, o deputate alla ricerca di pesci da record, dovreste avere l'obbiettività di valutare le vostre condizioni fisiche e la vostra tecnica di lancio. Tante persone carenti sotto questi punti di vista,prendono sonore batoste a causa dell'incapacità di lanciare e di mantenere un buon ritmo, a tale scopo vi consigliamo di legger l'articolo "Tropical training".Una canna non troppo rigida fino a 8 piedi e che lanci 200 grammi è una scelta universale. Per la canna da vertical, il limite è solitamente fisico, quindi basta scegliere dopo aver toccato con mano.

Federico , mentre tasta le nuove Hot's Gipang,tra lo stupore dei visitatori del Fishing show 2010.
MULINELLI:
Alcuni pescatori si presentano al tropico sfoggiando mulinelli di bassa gamma,che inevitabilmente provocano rotture su rotture a causa della loro scarsa qualità. Ma talvolta anche i mulinelli top di gamma possono avere qualche problema,solitamente alla frizione, che per nostra gioia ci farà strappare su tutte le partenze più esaltanti. Scontato dire che la scelta è obbligata tra Stella e Saltiga, o altri mulinelli di nicchia, meno scontata è la manunenzione dopo ogni viaggio e il controllo pre-viaggio.

Una bella selezione di mulinelli top di gamma.
LINE SISTEM:
E' paragonabile a una catena con tanti potanziali anelli deboli. Si parte con la scelta del trecciato, meglio se power-pro,tuff-line, o xzoga,che sono un po più rigidi, infatti i trecciati giapponesi essendo molto morbidi necessitano una tecnica di lancio diversa, pena l'aggrovigliamento con relativo strappo degli anelli della canna.
Per il popping e il jigging pesanti, solitamente si usa un buon nylon dalle 130 alle 150 libbre.
PR knot PR knot PR knot PR knot PR knot. Non ci stancheremo mai di dirlo, è in assoluto il nodo migliore che ci sia. Ultra resistente, durevole come pochi, si lancia che è un piacere, ottimo soprattutto per il jigging.
Unica nota importante: il nylon non deve essere troppo piccolo rispetto al trecciato, altrimanti quest'ultimo non riesce a strozzare il monofilo che scivolerà fuori dalle spire.

Fase di controllo di un Pr knot nella sua versione corta, da preferire per il popping.

Per finire c'è la giunzione nylon-popper e nylon-jig. Noi usiamo lo stesso sistema per tuttie due,cioè nylon-girella-split ring. Ovviamente girella e split di almeno 200 libbre.

Particolare della congiunzione tra leader e uno stickbait.
MAL DI MARE:
Sembra strano,eppure è cosi. molti pescatori che non hanno mai provato seriamente la barca, arrivano nel paradiso tanto sognato e ...vomitano come pazzi.
Che lo si accetti o no, il mal di mare si soffre o non si soffre. Se come me avete la gran fortuna di soffrirlo, l'unico modo per combatterlo è avere tenacia e stare in barca, cosi facendo il corpo si abituerà al movimanto dell'onda e almeno qualche giorno si riuscirà a pescare. Se il mare è un pò agitato, scordatevi pilolle e quant'altro.

Occhi girati, ancora il sorriso , ma la sofferenza di chi patisce il mal di mare è difficile da mascherare.

Un'ultima considerazione mi sorge spontanea: se durante una battuta all'estero, continuate a perdere pesci, forse è il caso che vi fermiate un secondo a riflettere.
Se continuate a rompere sul nodo,magari state sbagliando qualcosa. Cercate di trovare l'errore,cambiate nodo, cambiate qualcosa insomma. Ascoltate chi probabilmente ha più esperienza di voi e non intestarditevi come muli, perderete solo più pesci.

Un saluto
Nicola & NewSchoolFishing crew