From shore … pesca tropicale da terra #4

Dalla sabbia alla roccia, passando per le distese di coralli, in ogni ambiente è stato possibile fare delle belle catture, con livelli di difficoltà, sempre differenti e peculiari di ogni ambiente.


- La sabbia:
Le lunghe spiagge bianche sono forse l’ambiente più difficile da interpretare, sia per la mancanza di riferimenti, sia perché il pesce preferisce stare nelle strutture offerte dai coralli e dalle rocce. Non per questo, andare a fare dei tentativi dalla spiaggia è da considerarsi una perdita di tempo, anzi, spesso l’onda lunga dell’oceano Indiano crea dei frangenti che sollevano una gran quantità di sabbia corallina dal fondo, tentare di insidiare i predatori tra la sospensione e l’acqua pulita , spesso , si rivela un ottima idea, considerando anche, che si hanno buone chance di portare a termine combattimenti impegnativi, pur utilizzando le attrezzature più leggere, non incorrendo nelle problematiche presentate da un reef tagliente.

Radhanagar Beach (beach no. 7) Havelock Island.

- La scogliera:
Tra una spiaggia e l'altra si possono trovare tratti di scogliera che offrono ottime postazioni di lancio. Sicuramente un appoggio più solido di quello corallino, permette di osare con esche più pesanti e frizioni più chiuse. Forse per le nostre esperienze pregresse in ambienti rocciosi siamo stati vittime del fascino dell'ambiente corallino dedicando molto più tempo a quest'ultimo.

Se già tra gli scogli c'è abbondanza di pesce ... come resistere e non fare due lanci lì vicino?

- Le mangrovie:
Dove il mare si spinge tra le mangrovie è spesso possibile fare incontri entusiasmanti, purtroppo questi ambienti spesso sono molto difficili da raggiungere, e in alcuni casi, come abbiamo scoperto poi parlando con una guardia forestale locale, non sono proprio sicurissimi, poiché su alcune isole sono stati liberati dei coccodrilli d'acqua salata, che raggiungono e superano i 5/6 metri, con lo scopo di scoraggiare i ladri di legname e corallo, quindi è necessario informarsi bene.
Nonostante tutto questi spot, quelli liberi dai coccodrilli, possono essere approcciati come si farebbe in una foce nostrana, tenendo presente che la nostra preda principe sarà il Giant Trevally, quindi si dovrà usare un attrezzatura adeguata.

GT preso con atrezzatura leggera .

La Flat corallina e la Blue line:
La flat corallina, non è altro che una porzione di reef dove l’acqua è guadabile e si può procedendo con cautela , andare ad insidiare il pesce nel proprio ambiente.

Durante le transizioni di marea si riesce ad atraversare tutta la flat corallina ... fino al reef.

I punti migliori sono le transizioni e i canali che si diramano tra una formazione corallina e l’altra , ed è proprio in questo dedalo di canali che si possono insidiare sia i piccoli predatori come gli Snapper e gli Emperor o le sempre presenti Coral trout, sia cernie di più grandi dimensioni, i carangidi, o gli immancabili crocodile fish.

Anche i pesci piu piccoli sono una sfida e l'abbondanza di abboccate rende tutto molto divertente.

Spingendosi al confine della flat, sfruttando la bassa marea , è possibile giungere alla Blue line, ovvero li dove c’è il primo gradino del reef, dove il gioco si fa veramente duro.

Tramonto mozzafiato Havelock island reef.

In questo ambiente non ci sono limiti di stazza per i pesci che possiamo incontrare , essendo lo stesso ambiente che si va ad affrontare solitamente dalle imbarcazioni, con il vantaggio di essere nella posizione più vicina possibile a dove si svolge l’azione, senza la barca a filtrare le sensazioni che ci arriveranno in maniera molto diretta, portando la lotta col pesce al livello di un vero corpo a corpo , essendo questa volta, anche noi nell’acqua.

Concludendo, questa esperienza ci ha mostrato che la pesca da terra in un paradiso tropicale come le Andaman, rimane una delle sfide più interessanti e appaganti che ogni appassionato di spinning dovrebbe affrontare almeno una volta nella vita.


Federico Castignoli e Luca Tomarchio

From shore … pesca tropicale da terra #3

Pescare da terra significa essere pronti a fare molti chilometri camminando su terreni difficili, con l’acqua alla cinta e sotto un sole impietoso, per tutti questi motivi si rende necessaria una meticolosa preparazione dell’attrezzatura e l’uso di qualche accorgimento particolare.

Dedalo di canali e buche tra i coralli.

Per muoversi facilmente su terreni insidiosi come le flat coralline e le scogliere, lasciate perdere i sandali o peggio le ciabatte, nel nostro caso è stato fondamentale l’uso di calzature leggere, ma resistenti e protettive, come degli stivaletti bassi in neoprene e suola in gomma dura.

Calzature da battaglia ... ovvero stivali da vela a suola dura.

Considerato che spesso il sole era alto , abbiamo trovato comodo usare delle maglie in lycra, della tipologia che si usa solitamente per il surf e altri sport acquatici, in modo da proteggerci dal sole e avere maggior comfort nel trasporto dello zaino.
Per portare la nostra attrezzatura e le esche abbiamo usato degli zaini leggeri e corti, che potevano essere bagnati senza problemi, facendo entrare e uscire facilmente l’acqua, e delle sacche stagne, per salvaguardare la parte più delicata dell’attrezzatura, e avere all’occorrenza una riserva di galleggiamento, comoda in caso di necessità.
Siamo partiti usando canne di media potenza, per poi arrivare a soluzioni tipiche del popping più estremo, fino ad usare la cintura da combattimento.

GT preso pescando oltre il cavo dell'onda dal gradino del reef.

Come sempre indispensabili sono stati alcuni rumorosi larg mouth dai 150 ai 180 gr, in grado di alzare i pesci dalle formazioni coralline più profonde.
Gli stick bait, sempre di grammature superiori ai 100 gr hanno trovato utilizzo nei flat corallini più bassi, regalandoci spettacolari attacchi e numerose coral trout di piccola e media taglia.

Brown coral trout in flat corallina.

Presi in prestito dal blue water spinning i grossi minnow da tonni si sono rivelati ottimi vicino alla blue line e ovunque ci fosse una profondità importante.
Dopo alcune indispensabili operazioni di sostituzione delle ancorette e degli split rings , anche i minnow e walking the dog da spigola si sono rivelati efficaci nell'insidiare i predatori delle flats.

GT preso in una flat con uno slim jerk da spigola.

Per quanto riguarda la scelta dei fili, anche pescando “leggeri” all'interno delle flat coralline ovvero mirando a piccoli predatori come snapper e coral trout di piccola taglia, non siamo mai scesi sotto le 50lb.
Mentre alzando la posta in gioco con avversari più grossi e potenti come i GT siamo arrivati ad usare il 100lb.

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From shore … pesca tropicale da terra #2

Le nostre battute di pesca sono state influenzate in maniera determinante dalle maree, che susseguendosi durante la giornata, un ciclo ogni sei ore, rendevano praticabile e fruttuoso un ambiente rispetto ad un altro e viceversa, scoprendo di volta in volta ampie porzioni di flat corallina o di roccia e attivando la catena alimentare, che nei momenti successivi e immediatamente precedenti ai picchi, faceva entrare in attività i predatori.

Hi tide .... low tide.

Il ciclo di marea si sussegue e si sposta in avanti di circa un'ora ogni giorno, per entrare in sintonia con questo mutare del mare, abbiamo provato ad adattare le nostre abitudini giornaliere, momenti di riposo e pasti, in modo da farli coincidere con i momenti di minor attività dei pesci, questo se da un lato ci ha portato a pranzare e cenare alle ore più disparate, dall’altro ci ha permesso di trovare un feeling con l’ambiente e lo scorrere del tempo, tale da farci muovere in perfetta sincronia con la natura che ci circondava, ottenendo anche ottimi risultati in termine di catture.

Spesso un confronto con i locali si dimostrava determinante... ma non per la pesca.

La leggenda che pescare nei mari tropicali sia facile è da sfatare subito , un approccio approssimativo, oltre che essere pericoloso, e farsi male è facile come nei nostri mari, anzi forse più facile, non può che portare al cappotto, e visto il clima e l’investimento di tempo e denaro, la cosa diventa molto difficile da sopportare.

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From shore … pesca tropicale da terra #1

Un uomo una canna e poco altro, un ritorno alle origini, solo così si può definire questa nostra esperienza di più di un mese, vissuta alle isole Andamane in India.

Ci sono posti dove si vede molto di più di quello che è semplicemente visibile.

Le Andamane sono isole facenti parte, insieme alle Nicobare, dell'Unione Indiana e sono situate nella parte meridionale del Golfo del Bengala, sono ricoperte da una giungla di legni pregiati, con lunghe spiagge, mangrovie e paludi costiere, e in alcune aree, sono ancora popolate da tribù indigene con fama di cannibalismo, ormai ridotte a un pugno d’individui confinati in riserve. Nella maggior parte dei casi quando si parla di pesca tropicale, e in particolare di spinning, ci vengono alla mente le immagini di catture importanti fatte da una imbarcazione e troppo spesso si dimentica che anche senza l’ausilio di imbarcazioni si possono vivere grandi avventure.

Meditazione sotto la pioggia durante la pesca in una flat.

Come nella vita, anche nella disciplina della pesca, le cose che danno maggiori soddisfazioni comportano molta fatica ed il superamento di grandi difficoltà. La più grande differenza tra pesca da imbarcazione e pesca da terra sta soprattutto in questo, cioè nella determinazione necessaria per affrontare con successo la seconda, senza nulla togliere al fascino della prima opzione.

Tra tutti i possibili scooter che cierano sull'isola di Havelock noi eravamo quelli col più stiloso.

Un'altra sostanziale differenza è il ritmo col quale è possibile approcciare uno spot, la velocità degli spostamenti è molto influenzata da che ambiente avremo da affrontare, ma camminando, sicuramente non saremo soggetti al passo del nostro mezzo di trasporto, avendo quindi la possibilità di esplorare e godere fino in fondo l’ambiente che ci circonda… e spesso ci si trova in veri e propri angoli di paradiso.
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