Everol VJ 6 Light

Il jigging dopo un primo momento di forte espansione ed entusiasmo, ora sembra essersi evoluto e suddiviso in una miriade di tecniche e correnti molto specifiche. Ad oggi i jigger mediterranei hanno maturato abbastanza esperienza da sapere esattamente quali sono le loro esigenze in pesca, e si sono resi conto che molta atrezzatura disponibile oggi, nascendo in alti paesi e per altri utenti, non può soddisfarli completamente. In italia la maggioranza dei prodotti per la pesca sportiva viene importata o distribuita, sono pochissimi i prodotti che vengono pensati, costruiti e testati nei nostri mari. In contro tendenza, Everol ha avuto la capacità di percepire queste esigenze e si è adoperata per creare il mulinello che non c'era, il VJ6 Light.

Everol VJ 6 Light nella caratteristica colorazione blu/silver.

In questo progetto è stata riversata tutta l'esperienza fatta sui modelli più grandi, andando a lavorare sui particolari e tenendo conto dei feedback di molti jigger incalliti.
La principale differenza rispetto a tutti i modelli che vengono dal sol levante è la ricerca di semplicità, potenza e affidabilità assoluta, adottando soluzioni costruttive e materiali propri di mulinelli nati per la pesca più gravosa in assolito; il drifting al tonno rosso gigante, di qui Everol è uno degli esponenti più rinomati a livello mondiale.

Tutta la serie VJ al completo, dal più grande al più piccino.

Rinunciando a tutta la parte meccanica dedicata al lancio, derivante dalla pesca in acque dolci, il VJ 6 Light è stato dotato di un sistema di frizione a leva, che consente una regolazione istantanea della stessa durante i combattimenti veramente impegnativi, contrariamente a quello che accade sui mulinelli con il sistma a stella, molto più limitati in questo aspetto.

Particolare della frizione flottante con dischi in carbonio.

Un altra particolarità è la forma della bobina, volutamente stretta al punto da consentire l'eliminazione del guidafilo che è un elemento molto soggetto a problemi di affidabilità. La larghezza è comunque sufficente a gestire il filo col pollice, e la profondità consente una capienza che ha pochi rivali negli altri modelli adottati dai pescatori fino ad oggi, tanto da renderlo perfetto per l'inchiku pesante a profondità molto elevate.

Piccola cerniotta presa durante i test da Massimo Massari.

Come tutti gli Everol anche il V J6 Light è nato per essere eterno, quindi tutta la meccanica interna è in acciaio inox.
Da parte nostra speriamo che i jigger si accorgano di questo gioiellino fatto apposta per loro e premino gli sforzi che sono satati fatti da una azienda completamente italiana per proporlo in un momento dove sembra che solo producendo in Cina si possa andare avanti.

NewSchoolFishing Crew

Eging - tropical squid fishing

Quando si parla di viaggi tropicali sicuramente una delle cose a cui non si pensa subito, è la pesca dei cefalopodi ... ma forse non tutti sanno o immaginano quanto possa essere divertente, stimolante e talvolta fruttuosa questa tecnica.

Calamaro Mantello-ampio (Broad-mantle squid) in gergo tecnico "Aori-ika".

Personalmente l'eging lo pratico da quando ho cominciato a fare spinning con regolarità, anzi per essere precisi, ho cominciato proprio da questa tecnica, che a quanto vedo sta per essere lanciata e proposta in italia come grande novità, nonostante sia già praticata in tutto il mondo e in modo particolare in giappone da molto molto tempo.
Il fatto che da noi sia una pesca soprattutto invernale e tradizionalmente notturna, è uno degli aspetti che spesso ci fa dimenticare di mettere in valigia un paio di totanare "egi".
Come qualcuno sta cominciando a scoprire, il freddo e il crepuscolo non sono condizioni necessarie, soprattutto in alcuni ambienti che possiamo trovare durante i nostri viaggi.

Attenzione gli Egi sono quelli sulla destra e sono bilanciati in maniera diversa dalle altre totanare.

I cefalopodi si possono insidiare a tutte le ore, e se è vero che in alcuni posti è più probabile l'incontro notturno, in altri è molto più fruttuoso aspettare che il sole sia alto.
Uno dei primi trip in cui abbiamo praticato con successo l'eging è stato quello alle Andaman, dove quasi ogni sera prima di cena andavamo al "Jetty" (pontile) a cercare gli Aori per una eventuale grigliata.

Dall'alto del pontile si riesce a pescare a vista, questo aggiunge molto divertimento alla pesca.

In posti ben più remoti di Havelock island, come ad esempio Socotra, dopo una giornata a cercare i mostri (GT sopra i 45 kg) , un'approccio light come quello dell' eging , ci consentiva di rilassarci e di procurarci una cena gustosa senza dover attingere alla cambusa. Sembrerà poco ma poter variare la propria dieta introducendo una nuova pietanza, si rivela molto importante quando si fanno spedizioni lunghe più di un mese e in completo isolamento, oltretutto procacciarsi il cibo da una grossa soddisfazione oltre che far scendere i costi .

Un bell'esemplare di Aori ika preso tra le rocce in un metro d'acqua.

Andando più sul tenico, ma rimanendo comunque consci del fatto che ogni spot ha le sue regole, possiamo organizzarci a livello di attrezzature in diversi modi. Sicuramente una delle strade potrebbe essere quella di affidarsi ad una attrezzatura specifica, che ormai è reperibile anche senza rivolgersi al mercato giapponese, ma spesso quando si viaggia c'è l'esigenza di ottimizzare il bagaglio, e se è vero che una canna da light spinning classica può adattarsi a questa pesca, non è saggio usare una canna nata per l'eging per altre tecniche.


Una canna da trota 10/30 grammi abbastanza fast si è rivelata ottima in tutte le situazioni.

L'aspetto fondamantale di questa tecnica, è il compoetamento da tenere durante la mangiata del cefalopode, infatti è in questo momento che si finalizza la cattura. Gli aori ika sono abbastanza aggressivi, ma come i nostri calmari , attaccano, prima con i tentacoli lunghi, per poi portare l'artificiale nei pressi degli altri tentacoli e della bocca. durante questa fase è necessario lasciare che l'egi sia completamente preso da tutti i tentacoli dell'aori (calamaro), per garantirci una tenuta sufficente a contrastare anche gli esemplari più grandi.

Sfrizionata, spruzzi e nuvola di inchiosto, niente da invidiare all'attaco di un pesce.

A Socotra per esempio, i calamari stazionavano in school ad una ventina di metri dalla riva, proprio dove il corallo veniva interrotto da chiazze di sabbia bianca, il sistema migliore, una volta individuato il branco era lanciare l'egi nei pressi del branco e con un recupero veloce "teaserarli" a qualche metro dai nostri piedi per poi selezionare..... il mostro....

Ahrrr !! Il Kraken ! ..... Giant Aori ika.

E chi pensa che i calamari non tirino si sbaglia.... certo, un calamaro di pochi etti non oppone resistenza ma quando iniziano a superare abbondantemente il chilo è tutt' altra storia, le sfrizionate sono assicurate anche con piu di 3 kg di settaggio frizione ....

Luca & NewSchoolFishing Crew

Marocco: spigole in oceano.

E' un dato di fatto che nell'immaginario collettivo, i viaggi di pesca siano esperienze appannaggio di pochi facoltosi, spesso alla ricerca di pesci grossi e cattivi. In realtà ci sono una quantità di ottimi hot spot anche nelle vicinanze della vecchia Europa, basta solo avere fantasia.
Il Marocco sicuramente è una delle mete più bistrattate da noi italiani, che come spesso accade finiamo col seguire le mode, perdendoci l'occasione di insidiare le enormi quantità di spigole serra e leccie presenti in questo lungo tratto di Atlantico.

Alba sulle dune dell'Erg Chebbi.

Nell'idea, poi confermata, che mi ero fatto prima di partire, il Marocco poteva essere un paese che presentava itinerari ottimi per coniugare fidanzata e pesca (MA NON TROPPA), così ad aprile ho deciso di farmi un viaggio di coppia, visti i prezzi stracciati, la semplicità logistica e non ultimi gli interessanti aspetti culturali e architettonici del paese.

Ait Benhaddou,dove Zeffirelli ha girato il suo capolavoro, Gesù.

Insomma, preso un volo easy jet e noleggiata una macchiana alla hertz, siamo arrivati a Casablanca con il progetto di fare un bel tour delle città imperiali, passando per la via delle khasbe e terminando con qualche giorno di relax sul mare, per un totale di 2200 km.

Reti ai bastioni di Essaouira.

Oltre a branzini in quantità, il Marocco è anche noto per i grandi black bass nelle dighe, e per alcuni torrenti ben popolati di trote, purtroppo però non facili da trovare.
Sulla via delle khasbe che collega Fes a Marrakech, si incotrano alcuni invasi popolati da bass, e alcuni splendidi torrenti, che però su questo lato dell'Atlante, non ospitano quasi mai trote. Purtroppo anche i livelli dei laghi erano altissimi e l'acqua freddissima a causa di una precedente alluvione, di conseguenza tutti i tentativi a bass sono stati infruttuosi.

Essaouira.

Passando per lo splendido passo del tiz'n ticha, siamo arrivati prima a Marrakech e poi nella gradevole Essaouira, una cittadina fortificata sul mare. Pescare le spigole da queste parti è gran bella esperienza:si pesca in oceano, da rocce a 2 o 3 metri di altezza, su fondali piuttosto fondi e con le onde che ti coprono interamente. Si può pescare anche dalla spiaggia e in alcune insenature che presentano bassi fondali di sabbia e roccia e immancabili ondone.
Sicuramente è una pesca tecnica,che richiede molto senso dell'acqua, visto l'impeto del mare e la complessa strutturazione degli spot, ma lanciando nel posto giusto nel modo giusto, le abboccate non mancano.

La prima spigola.

L'attrezzatura ideale (che ovviamente non avevo), sarebbe una canna da seabass da 9 piedi circa, con un mulinello tipo stella 5000, un bel trecciato da 20-25 lb, e finale in nylon visto il colore dell'acqua.
Per quel che riguarda le esche, è bene disporre di minnow per fondali bassi, e minnow per pescare a profondità di 2 o 3 metri, senza tralasciare lipless vibranti e shad in gomma belli piombati per stare ancora più sotto o riuscire a stare in pesca nelle schiumate più impetuose.

L'atlantico sferzato dal vento.

A voler tentare la sorte, non sarebbe male portarsi anche un'attrezatura da surf fishing vista l'abbondanza di serra e lecce.
Nonostante sia una pesca che non ho praticato, l'atrezzatura ideale sarebbe una 9 piedi in grado di lanciare 3 once, un mulinello tipo stella 8000, un filo da 40-50 lb, e un nylon da 60/70 lb come finale.
Per le esche i classici surface cruiser, saponette, qualche minnow da distanza tipo il jackson pin tail tune o il flitz della teackle house da 40-50 gr, qualche metal jig e qualche lipless vibrante da una quarantina di grammi completano alla perfezione il nostro armamentario.

Poco prima di essere coperto dall'onda.

C'è posto anche se siete dei patiti dalla mosca, con una bella coda 8 e una piccola selezione di shooting head di affondamenti diversi vi potrete divertire come matti.
Sicuramente è un tipo di pesca che un pescatore completo dovrebbe assolutamente provare, bisogna saper lanciare, bisogna leggere bene le situazioni, insomma bisogna saper pescare, e in più si sta in ammolo tra gli spuzzi delle onde per ore...

Nonostante la nostalgia dei GT da 50 kg, questa pesca mi piace molto, tant'è che sto già pensando di tornare appena tempo e soldi me lo consentiranno.

C'è una spigola over 10 kg che mi aspetta....

Nicola Vitali